L’elenco dei partecipanti alle session d’incisione di questo disco contiene un’enorme quantità di nomi, taluni anche autorevoli, altisonanti, o semplicemente celebri. Ma nonostante la sovrabbondanza di musicisti – che quando son troppi facilmente rendono un lavoro pomposo e grassoccio – “Presente remoto” è fresco, rutilante, a tratti magico. Da cui emerge l’individualità carismatica dell’organettista, la sua intelligenza musicale sopraffina e priva di limiti. E traspare un’aura di vivace riservatezza, che cela (ma non troppo) un patrimonio emotivo ampio. Sia laddove è il suo organetto a dominare, sia laddove il leader lascia spazio a personalità troppo esplosive per poter essere contenuto (come Stefano Bollano o Gavino Murgia), è sempre il suo tratto stilistico a lasciarsi inquadrare. E anche quando le voci occupano il proscenio – e ce ne sono molte; tra le altre: Elena Ledda e Ginevra di Marco -, anch’esse paiono filtrate dallo strumento di Tesi. Le sue composizioni (a cui si aggiungono un brano di De Andrè e uno di Fossati) sono il frutto di tanti anni di professione, di ricerca, scrittura e performance, e racchiudono le più diverse influenze: folk innanzi tutto, ma anche jazz, rock, cantautorato. Si tratta per di più di una celebrazione, per i trent’anni di carriera; e Presente remoto costituisce certo un ottimo modo di festeggiare. (G.Ch)
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