di Marco Maiocco
Seppelire il passato, abolire le complessità, falciare storie, identità e differenze, è ormai pratica comune del nostro tempo. Questo, ovviamente, quando va bene. Quando va male, invece, la storia viene direttamente riscritta a seconda delle esigenze di turno. Il tutto all’insegna di un presente acritico, astorico, illimitato, ma, inquanto transeunte, effimero, usa e getta o velleitario. Ecco, allora, che l’ossimoro con cui Riccarco Tesi intitola il suo ultimo lavoro, pensato per festeggiare i suoi trent’anni di attività musicale, giunge puntuale per ricordare che esiste un’altra dimensione del reale, forse l’unica possibile, remota ai più, perché lontana dai distorti riflettori mediatici, apparentemente unici depositari di un sapere storico. In questo presente, quello vero, grande importanza viene assegnata ai percorsi e ai passi compiuti lungo il cammino. Un cammino, quello di Riccardo Tesi, l’esteta dell’organetto diatonico, sempre in salita, ma pieno di soddisfazioni, soprattutto negli ultimi fortunati anni. Lo seguono in questa nuova fatica, punto d’arrivo e svolta per un’ulteriore partenza, storici sodali compagni come Maurizio Geri e Claudio Carboni, collaboratori di vecchia data come il mandolinista francese Patrick Vaillant, i genovesi Marco Fadda e Piero Leveratto, Ginevra Di Marco, Gabriele Mirabassi, e nuovi amici del valore di Elena Ledda, Daniele Sepe, Stefano Bollani, Gavino Murgia e Gian Maria Testa.
Una grande rimpatriata (quasi una festa di compleanno per Tesi) tra musicisti che sanno, ognuno a partire dalle proprie radici, tessere e costruire un’ideale musica globale, cruciale strumento per tutti i possibili dialoghi di questo bistrattato mondo. Colpisce lo splendido risultato d’assieme, la compatezza sonica dell’intero progetto, come se il suono pieno e avvolgente dell’organetto di Tesi, attorno al quale tutto ruota e si sprigiona, fungesse da pifferaio magico per le molte e diverse anime musicali in gioco. Quattordici tracce, dodici composizionì originali, scritte nell’arco dell’ultimo quindicennio, e due cover: La musica che gira intorno di Ivano Fossati interpretata da Ginevra Di Marco e La città vecchia di Fabrizio De Andrè in versione liscio, a cui l’interpretazione di Gian Maria Testa aggiunge nuova linfa. Da segnalare, anche, Prata e oru, il terzo ed ultimo brano cantato dell’intero album scritto a quattro mani con Elena Ledda, la regina delle voci popolari italiane. Gli appassionati della musica di Riccardo Tesi troveranno in questa sorta di summa della sua poetica tutto quel che s’aspettano e molto di più, i neofiti cominceranno a familiarizzare con un mondo in cui le launeddas sarde convivono con il siciliano marranzanu, la canzone d’autore si affianca a quella dialettale e la danza popolare si colora di sfumature jazzistiche. Indispensabile.
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