di Christian Verzelletti
Riccardo Tesi è un musicista per così dire rinascimentale per l’approccio e il suono un po’ nobile e un po’ artigiano che immette nei suoi dischi. Nella sua musica confluiscono arie dal mondo, si assimilano stili più o meno affini e si suonano strumenti più o meno antichi: immaginatevi una piccola officina, magari in un borgo antico, dalle cui finestre soffiano melodie popolari e suoni raffinati.
Non per niente Tesi è artista richiesto, regolarmente premiato, costantemente invitato a festivals e collaborazioni: l’anno scorso, proprio con il progetto Banditaliana, ha vinto il Mantova Musica Festival e dentro di noi abbiamo sperato che quel premio simbolico fosse di buon auspicio per questo disco.
“Lune” è in effetti arrivato, ma, ancora una volta, se si esclude una porzione ristretta dei media, non ha ricevuto l’attenzione che merita. Accreditato a Riccardo Tesi & Banditaliana, il disco segue quel recupero della tradizione toscana che è stato “Acqua foco e vento” e quel “Thapsos” che nel 2000 aveva segnato il primo vero passo importante nella carriera solista dell’artista.
Non vale la pena stare tanto a distinguere tra i lavori attribuiti al singolo Riccardo Tesi e quelli invece pubblicati con la Banditaliana: c’è sì una differenza nei protagonisti, neanche poi tanta, ma la musica segue un unico filone. Si sente che proviene dalla stessa mano.
Queste dodici canzoni portano avanti il discorso etnico-popolare che Tesi sta da tempo approfondendo: anche in questa occasione lo studio è svolto su alcuni brani originali, su altri recuperati e soprattutto su una commistione di strumenti. Oltre all’organetto di Tesi, che in mano sua acquista sempre dimensioni più grandi, un ruolo importante è recitato dalle percussioni (tabla e djembe, responsabili dei profumi indiano-africani) e da archi, fiati e chitarra, che dalle zone più a Sud del Mediterraneo importano spezie e tessuti fino all’Appennino. Tesi non è un commerciante, ma un’artista che lavora sodo e che la sera si commuove di fronte alla propria finestra.
Il disco si muove tra toccanti ballate, come “Ninna Nanna”, cantata da Ginevra di Marco, donna antica e moderna, e vivaci giri di danza, sospinti da una gioiosità strumentale in piena festa popolare. Non manca un gusto moderno: a tratti fiati ed archi fanno pensare ad una Dave Matthews Band mediterranea, mentre sul finire un paio di remix portano commistioni contemporanee in bilico tra Battiato, Daniele Sepe (che è presente in “Maggio”) e Nidi D’Arac.
Avrebbe giovato all’insieme qualche canzone in più, come “Assedio”, “Il valzer della povera gente” e la title-track scritta con Carlo Muratori, ma l’eleganza degli arrangiamenti e la cortesia delle interpretazioni rendono comunque “Lune” più genuino di tanti dischi ultimamente sbandierati come etnici o world.
Il tutto ha per cornice le foto di Elisabetta Scarpini e un racconto di Gabriele Contardi, ambientati in quelle stesse terre di frontiera in cui si muove la musica di Riccardo Tesi.
Pubblicato su “Mescalina.it. Rivista on line di musica e cultura” il 13/04/2005