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Veranda / Colline / Un ballo liscio / Banditaliana / Thapsos su All about Jazz

di Neri Pollastri

È il 1990 quando Riccardo Tesi, organetto, e Patrick Vaillant, mandolino e mandola, concretizzano la loro collaborazione artistica pubblicando l’album Veranda, che rappresenta una delle primissime registrazioni dell’etichetta francese Silex. Al duo si affiancano molti musicisti, che si alternano nei vari pezzi: Daniel Malavergne alla tuba, Sandy Rivera alla marimba, al vibrafono ed alle percussioni, Michel Marre alla tromba. Le composizioni, di Vaillant, Tesi e tratte dalla tradizione, hanno tutte un sentore di musica popolare ed includono brani che Tesi riproporrà in seguito in altri album, come Capelli neri e Tarantella del melograno. Vaillant è in molte tracce impegnato anche al canto in occitano, e questo accresce la tonalità popolaresca dell’album, che è tutto caratterizzato dalla danza e dalla melodia tradizionale ma è mirabilmente composto dal raffinato contrappunto delle voci dei musicisti che lo interpretano. Già in questo disco, peraltro di ispirazione propriamente etnica, è largamente presente quell’apertura al mondo dell’improvvisazione e del jazz che si può ritrovare in modo più accentuato nei due successivi album Silex di Tesi. Quest’apertura è particolarmente evidente nei brani ove è presente Michel Marre, come “La landiera” di Vaillant o “Pietrasecca” di Tesi, nei quali il trombettista si inserisce con piglio decisamente jazzistico, senza snaturare il colore popolaresco del pezzo ma certo aggiungendovi elementi di novità.

La commistione tra etnica e jazz che si annunciava in Veranda viene più compiutamente riproposta nel successivo Colline, pubblicato sempre dalla Silex nel 1994. Qui al duo Tesi-Vaillant si aggiungono Gianluigi Trovesi e, a tratti, Jean-Jacques Avenel al contrabbasso e Joel Allouche alla batteria. I sette brani sono per metà di Tesi e per metà di Vaillant, più uno – “Promenade” – firmato da Trovesi. L’atmosfera dell’album è ancora una volta di tipo etnico e Trovesi vi si inserisce con la sua abituale maestria, improvvisando con forme anche jazzistiche ma rimanendo molto aderente allo spirito tradizionale delle musiche. Pure in questo album abbiamo brani che torneranno in seguito nelle registrazioni di Tesi – “Il funambolo”, “Tarantella rouge et noire” – e brani della tradizione occitana, con il canto di Vaillant – “Li barquetas de Sant Joan”. L’album è perfetto e bellissimo, i tre protagonisti vi interagiscono in modo straordinario e Trovesi si dimostra ai suoi massimi livelli – tra l’altro, in più di un’occasione impegnato ad uno strumento per lui, purtroppo, inusuale: il sax soprano. Il lungo brano firmato dal sassofonista è un esempio di contaminazione elaborata ed intelligente: si tratta fondamentalmente di un tema di ispirazione tradizionale che si sviluppa per lunghi tratti in completa aderenza allo spirito popolare, permettendo ai musicisti di dialogare pariteticamente ed in piena integrazione formale; ma a tratti, con improvvisi cambi di tempo e d’atmosfera, Trovesi si lancia nel mondo del jazz ed infatti è in queste occasioni che la ritmica di Avenel e Allouche interviene in modo diverso nella trama musicale, conferendole un beat di ispirazione jazzistica. D’altronde, Trovesi è uno dei principali maestri di simili operazioni “trasversali” e non ci si può stupire che anche in questo caso la sua presenza qualifichi la produzione. Anche tutti gli altri brani sarebbero degni di menzione ma forse a spiccare è “Tarantella rouge et noire”, che la lunga introduzione del contrabbasso di Avenel e i molteplici interventi di Trovesi al contralto trasformano in un autentico pezzo da manuale della musica contaminata e “di frontiera”.

Colline si conclude con un brano di Tesi, “Mazurcazione”, che curiosamente presagisce il successivo CD, Un ballo liscio (ancora della Silex) interamente dedicato ad un’attenta, dotta e curatissima esplorazione di quell’universo della musica popolare da ballo di solito fortemente soggetto a pregiudizi e ingiustamente sottovalutato. In questo caso siamo di fronte ad un progetto molto preciso, compiuto e studiato, come ben evidenziano le note interne al disco ma anche la selezione delle musiche – tra gli autori delle quali troviamo nomi piuttosto noti della tradizione del ballo, da Carlo Brighi (detto Zaclèn) a Secondo Casadei, fino a Wolmer Beltrami e Gorni Kramer. La formazione riparte dal rodato sodalizio Tesi-Vaillant e lo allarga ad includere i membri di quella che diverrà poi Banditaliana, oltre a un quartetto d’archi e a tre musicisti di ispirazione più propriamente jazzistica come il pianista Mauro Grossi, il contrabbassista Piero Leveratto ed il clarinettista Gabriele Mirabassi.

Nelle note di copertina, Tesi sottolinea come il disco evidenzi alcuni degli aspetti musicalmente seducenti del “liscio”: la bellezza delle melodie, il virtuosismo musicale reso possibile dalle elaborate variazionI che caratterizzano il genere, le suggestive combinazioni timbriche, le particolarità nella pronuncia del suono e nell’articolazione delle frasi. In questo contesto, è naturale che musicisti straordinari come Mirabassi, Leveratto, Vaillant, oltre a Geri e lo stesso Tesi, si producano in prestazioni scintillanti.

Complessivamente il disco è un’operazione davvero unica, un piccolo capolavoro del rinnovamento della memoria, tale che non vale neppure la pena di scegliere alcuni tra i diciassette titoli, che includono tutti i vari tipi di ballo che nel corso degli anni sono entrati a far parte del liscio: paso doble, valzer, polka, mazurca, tango. Particolarmente pregiato è forse “Taca Zaclèn”, medley di brani di Brighi e Casadei (vi compare anche “Romagna mia”), curata da Grossi ed eseguita in modo straussiano dal quartetto d’archi e da un perfetto Mirabassi.

È del 1998 Banditaliana, primo album dell’omonimo quartetto, nel quale all’organetto di Tesi si aggiungono il vibrafono e le percussioni di Ettore Bonafé, i sassofoni di Claudio Carboni e la chitarra di Maurizio Geri, che è anche la voce solista del gruppo. Al loro fianco innumerevoli ospiti, tra i quali spiccano Daniele Sepe e Paolo Casu, ma anche il Coro dei Maggianti di Scansano. In questo album Banditaliana è ancora molto vicina alla musica folklorica e lo si sente fin dal primo brano, “Maggio”, che è una riproposizione in chiave moderna di un canto popolare della tradizione toscana che apparteneva al repertorio di Caterina Bueno. Ma tradizionale (di origini pistoiesi) è anche la stupenda “Tre sorelle”, dolcissima melodia e cantilena altamente coinvolgente. I rimanenti brani sono tutti di Riccardo Tesi (in alcuni casi già presenti in album precedenti) ad esclusione di “Anita”, a firma del cantante occitano Jean Marie Carlotti, con il quale Tesi ha collaborato in passato. Maggioritaria la presenza di brani strumentali rispetto a quelli cantati (solo tre su undici). La preminenza delle voci degli strumenti favorisce l’intersecazione della musica popolare con l’improvvisazione, anche se gli spazi per gli assolo non sono poi così ampi.

Un po’ diverso Thapsos, il secondo e più recente album di Banditaliana, uscito nel 2000 e pubblicato, come il precedente, dalle edizioni Il manifesto. L’organico del gruppo non è mutato (ed anche qui abbondano gli ospiti, tra i quali spiccano Gabriele Mirabassi, il bassista Daniele Mencarelli, i Fratelli Mancuso), né è cambiato lo spirito di fondo, che mira ad esplorare un ideale territorio musicale immaginario ma comunque perimetrato sul Mediterraneo. Si percepisce però una maggiore compostezza, un minore spazio per le improvvisazioni (che pure vi sono e di gran qualità, con Mirabassi, Geri, Carboni) e poi soprattutto un beat diverso, che si aggiunge ed affianca a quello della danza popolare e riconduce le musiche maggiormente all’universo della canzone. Questa sorta di innovazione è legata al ruolo diverso che svolgono le percussioni (quasi sempre raddoppiate) ma anche all’incrementato spazio della voce, che in questa occasione è presente in metà dei brani.

Certo, le composizioni sono ancora di ispirazione tipicamente popolare (sono tutte di Tesi, anche se talune in collaborazione, una solo è firmata da Geri) ed i testi lo sottolineano; tuttavia in questo album l’influenza più rilevante proviene dalla musica cosiddetta “leggera”, più che da quella improvvisata o dal jazz.

Una “contaminazione” in più, per un artista a trecentosessanta gradi, sempre pronto a aggiungere elementi nuovi alla sua produzione musicale.

Valutazioni
Veranda: * * * ½
Colline: * * * *
Un ballo liscio: * * * * ½
Banditaliana: * * *
Thapsos: * * *

Allaboutjazz.com – 19/11/2002


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