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Recensione cd Lune su Musicboom

L’arte dell’amalgama

di Luca Barachetti

Se Acqua, foco e vento – splendida rilettura della tradizione canora delle montagne pistoiesi – era un disco di (vitale) conservazione, Riccardo Tesi e i Banditaliana tornano nuovamente con Lune alla difficile arte dell’amalgama, cioè il far convivere anime musicali tra loro molto diverse senza che nessuna perda la sua intrinseca specificità. Un’operazione culturale – di questo si tratta – perfettamente world, nonostante al centro di Lune – come nella maggior parte dei dischi di Tesi – ci sia il suono dolce e inconfondibile dell’organetto diatonico, che di volta in volta va ad incontrare echi mediterranei (la chitarra saracena di Assedio, gli archi arabeggianti di Lune), indiani (le tabla, che creano l’ossatura ritmica di molti pezzi) e africani (il djembe in Brughiere), fino al ritorno a casa – con Ginevra Di Marco alla voce e Francesco Magnelli al pianoforte – nella splendida rilettura di un’antica Ninna nanna toscana.

E’ musica profondamente popolare quella che scorre nelle tracce di Lune, a tal punto da coinvolgere anche la musica popolare di oggi, quella rappresentata dall’ospite Ominostanco che contamina con house e lounge Maggio e Tevakh (già presenti sul disco Banditaliana, 1998, la prima è addirittura un tradizionale ripreso dal repertorio di Caterina Bueno) e avvicina Lune agli intenti dei Fiamma Fumana o dei Nidi d’Arac. L’esito dei due remix è di certo buono, ma ci sentiamo di preferire ancora il Riccardo Tesi più normale. Quello che ad esempio rilegge Il valzer della povera gente di Odoardo Spadaro (l’autore di “Lo porti un bacione a Firenze”) facendone emergere tutta la bellezza poetica con un esecuzione delicata e cristallina, oppure quello che affida al sax di Claudio Carboni la drammaticità di Aulos – ma potremmo citare anche la Scapoli e Trioolè, pezzi da ballo di piazza e sensuali fruscii di gonne. Un musicista che mezzo mondo ci invidia, giustamente conteso dai nostri migliori artisti che molte volte gli sono stati debitori di contributi fondamentali per la riuscita delle loro opere (basti pensare all’apporto dato ad Anime Salve di De Andrè o a Macramè di Ivano Fossati). Ma in Italia chi si è accorto di tutto questo?

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