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Riccardo Tesi ha composto le musiche originali per lo spettacolo teatrale LA FINE DI SHAVUOTH

Atmosfere mitteleuropee ricche di sogni e speranze

Una produzione del Teatro Stabile di Bolzano

Autore: Stefano Massini
Regia: Cristina Pezzoli
Compagnia/Produzione: Teatro Stabile Bolzano

Cast: con Alvise Battain, Jacopo-Maria Bicocchi, Mattia Fabris scene e costumi GIACOMO ANDRICO

Musiche RICCARDO TESI

Il primo Novecento nella Mitteleuropa è un momento storico dalle atmosfere davvero uniche dove arte e letteratura, difficoltà concrete della vita quotidiana e speranze, si mischiano in un ritmo incalzante povero di cose ma ricco di sensazioni e sogni. E’ qui, nella Praga del 1911 che è ambientato il nuovo testo La fine di Shavuoth del trentenne fiorentino Stefano Massini, vincitore nel 2005 con L’odore assordante del bianco del Premio Tondelli, sezione Under 30 del Premio Riccione Teatro, il più importante riconoscimento italiano per la drammaturgia.

Con battute brevi, dense, elementari e dirette, con un ritmo serrato, una naturalezza di dialoghi e linguaggio ma anche con una precisione assoluta di luoghi e ambienti, Massini porta lo spettatore in un vecchio caffè-teatro di Praga dove il ventinovenne scrittore Franz Kafka e un giovane attore polacco destinato a divenire famoso, Itzach Loewy, ingannano il tempo parlando di tutto e di niente, della vita e del coraggio che ci vuole per viverla, degli amori e dei desideri, in particolare quelli di Kafka per la primattrice Maria Tschissik per la quale ha un debole.

Le battute scivolano via leggere e importanti, come solo in una confessione notturna può accadere. Nella conversazione che diventa gioco e confidenza, tra piccole bugie e grandi verità, affiorano nomi noti della cultura, della letteratura e della pittura degli inizi del Novecento: epoca ancora piena di speranze poi definitivamente spazzate via da due conflitti mondiali.

Kafka e Loewy trasformano in azione i ritmi di un dialogo che prosegue fitto in attesa che il vecchio oste, che li ha chiusi nel locale per sistemare un piccolo debito del giovane attore polacco, pendenza coperta da Kafka, apra la porta al suo ritorno. Tutto questo con una leggerezza che ci accompagna verso la scoperta che anche Kafka, nonostante i suoi tanti incubi, ama la vita e il mondo che la abita. Quello di Massini se vogliamo è un tributo pagato ad un’epoca che non c’è più ma della quale si sente struggente e malinconica la nostalgia mentre risuonano le parole dei due protagonisti.

Un testo carico d’emozioni capace d’indagare pulsioni e prospettive esistenziali. Un testo capace di dirci che il teatro non è morto fino a quando ci sarà qualcuno capace di credere in questa arte magica. È il caso della regista Cristina Pezzoli, che torna allo Stabile con il quale ha intrapreso negli ultimi anni una feconda collaborazione che l’ha portata ad allestire spettacoli importanti della drammaturgia contemporanea come Gassosa/Musica a richiesta di Roberto Cavosi o Di buona famiglia di Isabella Bossi Fedrigotti.

Teatro Stabile di Bolzano


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