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Recensione Presente remoto su www.bielle.org

Più che un disco, un happening. Un gioco di specchi tra passato da rievocare, il presente che è frutto di quel cammino e il futuro, che sarà figlio di tutto quel che si è costruito sinora. Un gioco di piani temporali scoperto fin dal titolo del disco, «Presente remoto», l’ultimo lavoro di Riccardo Tesi, uscito a fine 2007 per i 30 anni di carriera di questo inesausto ricercatore. Uno che attorno al mantice del suo organetto ha saputo creare correnti di talento, ha riunito musicisti, autori, ha contaminato generi e appartenenze. Come un artista rinascimentale ha aperto la sua bottega agli influssi più diversi, ha tessuto una rete di rapporti che ne hanno fatto qualcosa di più della sua singola personalità di artista.

La testimonianza di questo percorso a tante facce è tutta dentro questo disco, che è un modo ideale per avvicinarsi a Tesi, ma è anche un’eccellente maniera di ritrovarlo e riassaporarlo per chi, come noi, lo segue da un bel pezzo. Essendo un musicista mosso da un’instancabile voglia di ricerca, non si sarebbe potuto accontentare di una banale raccolta, o magari di un live, per festeggiare i suoi 30 anni di musica. Ha fatto qualcosa di molto di più.

Ha preso una manciata di brani «composti», come spiega lui stesso nelle note di copertina, «per organici e occasioni molto diverse, dal cinema al teatro, alle produzioni originali, con l’aggiunta di un omaggio ai due cantuatori le cui canzoni hanno reso migliore la mia vita, Ivano Fossato e Fabrizio De Andrè (come dargli torto…ndr)». Li ha risuonati e reincisi, riunendo alcuni musicisti da lui preferiti, alcuni che avevano già suonato con lui in passato, altri «con cui sognavo di lavorare da tempo». Qualche nome? Daniele Sepe, Stefano Bollani, Elena Ledda, Ginevra di Marco, Gianmaria Testa. E poi gli amici di sempre: come quelli di Banditaliana (Maurizio Geri, Claudio Carboni, Ettore Bonafé), o il mandolinista nizzardo Patrick Vaillant.

È uno scrigno prezioso di ottima fattura, quindi, questo viaggio nel percorso artistico di Tesi, che solo per i brani cantati merita di entrare a pieno titolo nel novero della migliore canzone d’autore. A cominciare dai due omaggi citati sopra: “La musica che gira intorno” di Fossati, cantata da Ginevra di Marco, che diventa una ballata lenta, intensa, suggestiva, impreziosita dagli inserti di sax di Stefano Cocco Cantini e “La città vecchia”, con una scanzonata veste da balera, quasi un pezzo di “liscio” affidato alla voce di Gian Maria Testa (perfetto!).
Il terzo e ultimo brano cantato, “Prata e oru” appartiene a uno degli altri territori percorsi da Tesi, quello della musica popolare, soprattutto nel suo versante mediterraneo. Il brano è affidato alla voce di Elena Ledda, con il coro delle Balentes ed è una ninna nanna dolcissima e coinvolgente, scritta da Riccardo insieme a Maria Grazia Ledda (la sorella di Elena) per sua figlia, che oggi ha 11 anni. Sempre in terra sarda rimane Terras de Sonos, ma facendo spazio a quel che di più energetico e terrestre cresce sulle rive del Mare Nostrum, con launeddas, scacciapensieri e le percussioni di Marco Fadda.

Il resto del viaggio fa tappa, sull’onda delle note dell’organetto di Riccardo Tesi, che è come un filo conduttore suadente, tra episodi più giocosi e divertiti (“Accorsa”, “Mareggiata”), echi popolari e richiami alla tradizione colorati di sfumature jazz (“Tango di buona speranza”, “La marcia dei criceti”, “Jazzy”), momenti più intimisti e malinconicamente raffinati (“Leldorado”, “L’ora del te”, “Sabbie immobili”, “Il primo bacio”), espliciti richiami al filone della world music mediterranea (“Ma rock”, trascinante e impreziosita dal mandolino d’argento di Patrick Vaillant, oltre che la già citata “Prata e oru”),

Insomma, impossibile annoiarsi con un disco così, se si ha voglia e disponibilità all’ascolto e al divertimento. Un disco che ha nella varietà la sua dote principale, perché vario e pieno di incontri importanti è stato il percorso del suo autore e protagonista. Una di quelle persone che hanno reso la canzone d’autore più bella e preziosa, con il loro contributo sapiente e discreto. Una di quelle persone che ha saputo tener viva quella fiamma che vive di saldo ancoraggio al passato e continua capacità di innovare.

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