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Gian Maria Testa sedotto dal Liscio alla francese - Il Giorno

di Marco Mangiarotti

La chiave è un mandolino, quello del francese Patrick Vaillant, luogo deputato il festival dedicato allo strumento, in questi giorni a Varazze. Lì è stato presentato sabato notte, in anteprima, “Ballo liscio”, progetto di Riccardo Tesi, organettista etno-jazz, con i musicisti che lo hanno registrato (su commissione dell’etichetta francese Audivis) e Gian Maria Testa cantautore ospite.

Un’idea che parte da lontano, dal revival francese del Paris Musette, dalla «consapevolezza — racconta Tesi — che ci si dovesse confrontare senza ironia con un genere che abbiamo sempre vissuto come la musica altra, quella di papà. Da snobbare e da odiare».

Così Riccardo ha coinvolto ancora una volta jazzisti come Gabriele Mirabassi (clarinetto) e Maurizio Geri (chitarra), Claudio Carboni (sax alto e flauto), uno che il liscio lo conosce molto bene. Il mandolino di Vaillant. Strumenti del folclore ed archi, per un viaggio non solo filologico nel genere, dalle origini ad oggi (con le incursioni del repertorio contemporaneo di Testa).

«Sono partito — continua Riccardo — dalle rivisitazioni altrui, soprattutto del bandoneonista jazz Richard Galliano, per arrivare alla definizione di un bal musette italien. Ne ho studiato la storia. Dal repertorio di fine Ottocento per archi e clarinetto, molto vicino a Strauss, che prende piede in Emilia e Romagna. Una tradizione che ritroviamo ancor oggi a Santa Vittoria, dove quasi tutti suonano il violino e un repertorio di mazurke e valzer. Penso alla scuola romagnola e alla Filuzzi bolognese, a quella ambrosiana e tirolese. Alle variazioni calabresi, toscane e abruzzesi (sulla ciaramella). A personaggi mitici come Giuseppe Cantoni, fondatore del Concerto Cantoni nel 1860. A Carlo Brighi, detto Zaclen: lo Strauss di Romagna. Il clarinettista Pataccini, il leggendario Secondo Casadei, autore di ‘Romagna mia’. Il suonatore ambulante Migliavaca, il re dello stile filuzziano Leonildo Marcheselli. I fisarmonicisti Gorni Kramer, Wolmer Beltrami, Carlo Venturi, Peppino Principe, il clarinettista Henghel Gualdi. Quelli che aprivano al jazz. Fino a Raul Casadei, che rilanciò il liscio negli anni Sessanta. Wolmer Beltrami ha suonato con noi a Pistoia due o tre anni fa e noi abbiamo in repertorio un suo cavallo di battaglia: ‘Scapolo’. Un valzer in versione jazzata».

Per Tesi è stata l’occasione di scoprire «l’arrivo del ballo di coppia, nel momento dell’inurbamento della società contadina, della fine della famiglia patriarcale. Il liscio codificava il ballo a due cancellando quasi totalmente la tardizione popolare del ballo collettivo. Con un accento diverso, meno cantato, rispetto al bal musette francese. Noi non abbiamo la java, per esempio. Questa contaminazione è antica, classica (con un quartetto d’archi) e jazz. Ci abbandoniamo alla varietà timbrica, alla bellezza delle melodie. Variando sul tema con grande rispetto, perchè spesso sono belle così come sono».

Gian Maria Testa, capostazione a Cuneo e cantautore che ha fatto innamorare Parigi e l’Italia (anche nel tributo a Buscaglione con Rava, Bollani e Banda Osiris), è l’intruso. «Riccardo — spiega — mi ha chiesto di cantare due canzoni mie. ‘Campo’, che è un ritmo di tango e si ispira ai ‘balli a palchetto’. Quei tendoni che giravano la provincia ospitando le orchestre di liscio. Nelle campagne del Nord si sono viste fino agli anni Ottanta. C’è ancora qualcuno che li affitta, sono diventate anche oggetto di modernariato. In Francia e Germania i palchetti sono più ricchi, con legni e lustrini. Ce ne è uno spettacolare a la Villette, il Cabaret Sauvage. Ma lì vengono usati per spettacoli di teatro. Ho fatto anche ‘La città vecchia’ di Villaggio e De Andrè. E due beguine: ‘Preferisco così’ e ‘Miniera’ di Bixio. Una solare ‘Rosamunda’. E’ un progetto di gran classe. Invece di vergognarsi del liscio, Tesi ha preso il toro per le corna e l’ha guardato negli occhi. Senza paura, con quattordici musicisti in scena. Del resto lui viene da collaborazioni extra jazz con Fossati e De Andrè. Il mio sogno è di farlo sotto un Ballo a Palchetto, con la gente seduta ai tavolini. E gli altri che ballano».

Il Giorno – 23/12/2002

Rassegna stampa su Un ballo liscio Produzioni Fuorivia


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